Qualche riflessione sul futuro del Trentino
Sono finalmente entrati in esercizio i nuovi autosnodati sulla Linea 5/. Dopo anni di lunghe attese, annunci e false partenze, finalmente possiamo utilizzare degli autobus con una capienza maggiore e che permetteranno di decongestionare meglio il flusso di pendolari tra la Città ed il Polo di collina, garantendo oltretutto un trasporto anche più sicuro a fronte della attuale situazione pandemica.
Ci sono voluti ben tre mandati di CdS per realizzare questa piccola grande conquista (l'ex rappresentante Alberto Venuto ne sa qualcosa), e sappiamo bene che di mezzo ci sono state mille problematiche che si sono messe di traverso tra le quali il bando di gara andato deserto. Auguro un buon lavoro e faccio un grande in bocca al lupo alla collega che ha preso il testimone, Alice Capra!
La mobilità di collina #
Ma non possiamo permetterci di fermarci qui: la mobilità di collina richiede una ampia riflessione che non sia confinata alla sola questione dei trasporti pubblici, ma che allarghi la discussione al tema delle forme di mobilità dolce e sostenibile, su cui il Comune di Trento si sta adoperando con il progetto dell'ascensore obliquo. Bisogna parlare di ciclabilità, viste anche le prospettive di collegamento tra Valsugana e Valle dell'Adige date dall’avvio dei lavori sul Viadotto dei Crozi.
Ma soprattutto sarà fondamentale porsi la questione della opportunità di puntare su un territorio già abbondantemente saturo di strutture edilizie e conseguentemente con un afflusso notevole di studenti, docenti, ricercatori e personale di UniTrento, FBK e non solo. La chiacchierata prospettiva che a noi sembra naturale di un polo aggiuntivo (aka Povo Tre) potrebbe non soltanto arrecare danni paesaggistici, ma rendere ancor più disfunzionale il rapporto tra il Polo Scientifico e la piccola frazione, prescindendo dalla situazione più o meno idilliaca che ha regnato fino ad adesso e generando caos in un territorio che ha delle evidenti limitazioni orogeografiche.
Come si suol dire, «se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna.» In questo caso, a mio avviso, dobbiamo seriamente prendere in considerazione la possibilità che sia la montagna a venire da Maometto, o in termini meno sibillini, che il Polo Scientifico si sposti su terreni più ospitali. Continuando con lo scenario business-as-usual, si rischia che ne vada a detrimento non soltanto il paesaggio ma anche la positiva collaborazione tra comunità autoctona e comunità accademica.
Ho l'impressione invece che su questo tema si sia sempre preferito adagiarsi sugli allori e scegliere la soluzione più facile, e intanto i progetti di sviluppo a Mattarello, sulla Destradige o a Rovereto (territori evidentemente più atti a ospitare una grande massa di persone, oltre che più facilmente raggiungibili attraverso i mezzi di trasporto) sono diventati materiale buono solo per le fiabe della buona notte.
Too little, too late #
Mi auguro che ci sia un cambio di passo, sia da parte dell'amministrazione comunale che da parte dell'Università di Trento. Ciò che è stato fatto finora, mi spiace dirlo, è stato too little, too late. Non so a che titolo il vecchio assessorato alla mobilità possa fregiarsi del nome di “Assessorato alla Transizione Ecologica”, quando gli unici interventi che hanno riguardato la mobilità sono stati alcune marginali operazioni di modifica della rete ciclabile, un massiccio piano di creazione di posteggi per auto e un confuso inizio dei lavori per l'interramento ed il bypass. Come si discute ampiamente sulla stampa nazionale da diversi mesi, sembra che lo stato dei trasporti in tutta Italia abbia fatto minimi passi avanti rispetto all'inizio del lockdown, in una tragicomica situazione da giorno della marmotta. Il Governo ha pure stanziato la cospicua somma di € 419.679,59 come “Risorse destinate a ciclovie urbane” da spendere nel biennio 2020-2021, con particolare attenzione al “Collegamento con poli universitari”. Dopo il grottesco cambio di guardia nella giunta comunale, nulla si è più saputo di come sono stati gestiti questi fondi né dei progetti che sono stati pensati e/o avviati. La transizione ecologica richiede una grande volontà di cambiare molto e meglio, una volontà ed un coraggio politico che attualmente l'amministrazione non sembra avere adottato.
Gli appelli di molti ad avvalersi dell'autonomia del Trentino per compiere decisioni all'avanguardia e fare da modello per gli altri territori sembra essere rimasta lettera morta: anzi spesso il Governatore si è avvalso di questa prerogativa per compiere ridicole anticipazioni di scadenze, fare avventate aperture per poi vedersi chiudere i propri cittadini in casa solo due settimane dopo per la preoccupante situazione pandemica. Direi che se questa è la modalità in cui si pensa di governare l'autonomia, a nulla sono valse le battaglie dei vari De Gasperi e Kessler.
Enfant prodige, moi non plus #
Kessler probabilmente non prenderebbe probabilmente di buon grado la notizia che ora più che mai l'Università di Trento e la Provincia autonoma si trovano agli antipodi di una contesa iniziata con l'installazione dei leghisti in Piazza Dante. Una distanza apparentemente incolmabile, soprattutto dopo gli sgarri sulla neonata Facoltà di Medicina, che se non verranno sanati porteranno ad un distaccamento tale da rendere l'Università di Trento sempre più provinciale e marginale nel panorama accademico, e la Provincia autonoma un ente sempre meno guidato dal lume innovatore della ricerca accademica e sempre più orientato dalle pulsioni contingenti.
Alla luce di questo allontanamento l'Università di Trento si dovrà dotare degli anticorpi per rendersi invece più visibile a livello europeo e internazionale. Non è e non sarà più la figlia prediletta del cosiddetto Sistema Trentino, e se non farà scelte coraggiose ed autonome rischierà di essere condannata alla marginalità. Queste scelte passano non soltanto per la didattica e la ricerca, che in qualche modo non sono state danneggiate e anzi portano avanti dei risultati importanti: dovranno anche passare per la trasformazione del ruolo dell'istituzione come un soggetto politico dotato di volontà proprie (in modo concorde con le necessità dei territori) che abbia la capacità di affermare ed esercitare questo ruolo, a volte anche contro la volontà dei Governatori. Questa impellenza si è vista nelle enormi responsabilità di cui si è dovuto prendere carico il rettore Collini su diverse vertenze, senza avere dietro una struttura in grado di rispondere organicamente alle sollecitazioni esterne e men che meno una comunità unita in grado di fare ciò. I segni di questa fragilità si sono resi evidenti in occasione della discussione sulla Facoltà di Medicina, in cui oltre a essere messa alla prova la pazienza del Rettore, sono venute allo scoperto litigiosità e divergenze che nulla avevano a che vedere con la naturale eterogeneità di pensieri ed opinioni.
Final thoughts #
Detto questo, sono infinitamente grato a questa Università e questo territorio che mi hanno dato molte opportunità di apprendimento e di crescita. Che sia giusto o sbagliato, il Trentino è un territorio molto più ricco di possibilità del resto d'Italia, e ha costruito questa ricchezza a partire da una situazione postbellica di estrema povertà. Ora la palla sta in mano ai decisori politici, agli amministratori, ma soprattutto ai cittadini per far sì che questi risultati non vengano vanificati. Auguro un buon lavoro a tutti quanti (ce ne sarà da fare!) e spero di rivedervi tutti molto presto. Magari, in un futuro prossimo, di fronte a una birra sudante e senza mascherine 😷